Molti Leader, nella propria azienda, sono i primi ad arrivare la mattina e gli ultimi a chiudere la porta la sera. Il sogno di molti di loro è smettere di lavorare 18 ore al giorno e non essere più schiavi degli altri o di determinate situazioni. La domanda sorge spontanea: un’utopia o una strada percorribile? D’altronde la nostra classe dirigente non vive momenti felici, più preoccupati di restare attaccati alla poltrona e al super stipendio, che gli è stato concesso.

Spesso a questa chimera si aggiunge il miraggio di riuscire a fare una vacanza oppure a dire un semplice “no” ad un proprio cliente, un collaboratore o qualcuno che sta sopra nella scala gerarchica. Riuscire ad affermarsi e ad affermare la propria libertà professionale anche di fronte a qualcosa o qualcuno che sembra più “in alto” non è questione di etichette o di ruoli: è una difficoltà.

Troppe persone in ruoli di punto di riferimento sono indaffarati, rapite dai compiti quotidiani, incapaci di gestire paure o insicurezze e costretti a delle rinunce. Si prendono troppi impegni, ci sono troppe competenze da imparare, il mondo del lavoro è più complesso e si ha difficoltà a delegare. Se a questo aggiungiamo che l’agenda è ingestibile o gestita dagli altri, il quadro è completo. Persone inadeguate a decidere, anche se pagate anche con 4 zeri, per decidere. Perché più si decide e più produttivi si è, più produttivo si è e più tempo si ha, più tempo si ha più denaro si possiede o se non lo si fa per i soldi si ha più tempo per realizzare progetti extra.

E tutto questo è possibile se si ha messo a fuoco cosa è più importante (cosa da valore al tuo futuro) e cosa viene prima, quale è la priorità. E quando non si decide in ogni caso si decide; si sceglie di lasciare che siano gli altri a decidere. Ma, lavorare, come un matto, per 15 ore al giorno vuol dire rovinare la propria attività e il proprio ruolo. Imparare a decidere vuol dire delimitare il territorio prima  che siano gli altri o le circostanze a limitarlo.

Cosa distingue chi è capace di usare il tempo a proprio favore da chi lo spreca?

Diventare Protagonista del proprio vuol dire avere chiari due elementi base, più di altri:

  • Come usi il tuo libero arbitrio
  • Come usi il tuo tempo

Ovverossia, la capacità di decidere ciò che è meglio per la tua azienda e le strategie nell’organizzare la risorsa più preziosa: il tempo. D’altronde più si è focalizzati meno tempo si perde, più si decide più produttivi si è, più produttivi  si è e più tempo si ha,  più tempo si ha e più guadagni si ottengono. Altrimenti il rischi è di cadere nella spirale di queste due categorie: i sottomessi e i prigionieri

  1. I sottomessi:

Sono quelli che vivono nel mondo che non c’è, nel mondo ideale di come, secondo loro, deve essere il mercato, di come devono essere gli altri e di come deve comportarsi.

Spesso li senti dire che “Non ci sono più le persone di una volta”, nostalgici di altri tempi oppure che “Il mondo è bello perché vario e avariato”.

 Alla continua ricerca della risposta giusta da dare per poter portare a casa la propria ragione o, peggio ancora, per giustificare un mancato risultato. Proiettati all’esterno, sono dipendenti dagli altri e dalla loro opinione o dalle cose. Sì, perché per loro conta lo status delle cose e si tormentano su come averlo, costi quel che costi, anche a scapito della propria libertà.

Piuttosto che impegnarsi per diventare un leader affidabile, mosso da valori concreti, preferiscono dimostrare di avere successo, puntando sull’apparenza. Vestiti, tablet, cellulari all’ultima moda per poi continuare con ristoranti, auto di lusso, casinò e belle donne. Sottomessi, prima ancora che dagli altri, dall’idea di successo e dallo standard di massa per essere riconosciuto e accettato dal branco, dalla società.

Non hanno chiara la differenza fra far vedere ciò che sei diventato e far vedere ciò che vorresti diventare. Preoccupati da come fare soldi, come “fregare” gli altri dimostrando di essere migliori, spesso lamentano difficoltà di ruolo. Oppure accusano, chissà chi, di come sia difficile gestire le persone. Vendono qualità ma, spacciano competenza perché per loro contano di più le ore lavorate che la sostanza. Quando camminano il foglio che portano con sé potrebbe essere sempre lo stesso, basta far vedere che stanno facendo qualcosa.

“Leader” di professione prostitute per soldi, spesso di sopravalutano perché gli manca il lingotto d’oro più importante: rendersi conto.

Per loro volere è potere anche se in realtà poi non si accorgono ma è l’esterno che decide per loro. Molte volte non vedono futuro perché sono impauriti dall’idea di tornare a zappare la terra (Lavoro nobile ma, non per loro). Ed è per questo che sono alla continua ricerca del sogno del business del secolo che permetta loro di fare un mucchio di soldi, di più di quelli che già hanno. Illusi dal guadagno facile e capaci di cambiare servizi e settore dall’oggi al domani non è mai responsabilità loro.

Perché loro ci provano, ma ahimè, sono sfortunati e vittime delle circostanze!

Sono ostaggi di falsi pregiudizi, cose come: nella vita contano i soldi, mai lasciare la strada vecchia per quella nuova, ho sempre fatto così, non ho tempo, sono gli altri che non capiscono,  non mi posso fidare di nessuno, se non sono così come si dice non sono accettato. Pregiudizi che li hanno portati a diventare dei sottomessi nella speranza che la dea bendata si ricordi di loro concedendosi sottoforma di sospirata “Realizzazione”.

  1. Poi ci sono i PRIGIONIERI:

 Professionisti capaci di arrivare sempre in ritardo per essere fin da subito al centro dell’attenzione. Adrenalinici e tifosi della Missione Impossibile si sentono i migliori. Si sopravalutano senza motivo, sono quelli che ce l’hanno più lungo o più bello, il ruolo si intende. Per loro la professione è un’arma di terminazione di massa per far vedere quanto sono bravi.

Spesso in competizione col mondo, sono figli del riscatto personale, dei self made che si sono fatti da soli, loro sanno come si fa!

Alla continua ricerca della prestazione e di far vedere chi è il più bravo, si dimenticano di curare i particolari della propria professione. Spesso si dimenticano di portarlo a termine lasciando sempre qualcosa in sospeso. O peggio ancora dimenticandosi di coloro che gli hanno dato fiducia. Senza riconoscenza, a volte si prendono anche i meriti degli altri.

Sono i principali rappresentanti della procrastinazione. Sanno che non devono lasciare a domani quello che potrebbero fare oggi e allora lo lasciano a dopo domani così hanno oggi e domani liberi. In attesa che altri se ne occupino.

Fanno vedere di essere in difficoltà ma non si fanno mancare nulla.

Sono quelli che alle 21.00 di sera hanno ancora il telefono che bolle di chiamate per questa o quella persona. I sempre reperibili nonostante le sbuffate per dimostrare che non ci possono fare nulla.

Possono avere una Porche parcheggiata nel garage ma, mangiano tonno per far tornare i conti o sfilano il portafoglio per ultimi per farsi offrire dagli altri. Si sono permessi il lusso di finanziamenti, debiti e leasing pur di possedere gli strumenti del mestiere ma, nel frattempo ne sono diventati schiavi.

Schiavi dei propri impegni e del proprio fatturato per far fronte ai propri doveri e ancor peggio schiavi del proprio ruolo. Una prigione d’orata dalla quale è difficile venirne fuori perché è complicato cambiare la ruota bucata di un’auto se l’auto è in movimento.

Non si tratta di imparare a fare di più in meno tempo, ma piuttosto di fare in modo diverso per ottenere di più. La cosa giusta, al momento giusto, nel modo giusto perché la cosa giusta, fatta al momento sbagliato, diventa sbagliata. Scegliere per non subire le scelte degli altri. Se ogni cosa è importante, si perde di vista il poco che davvero conta.

Più di ogni altra capacità, gestire il tempo determina il tuo successo LINK

Grazie e Buona Giornata

Loris Comisso

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