Ogni giorno c’è qualcuno che perde TEMPO, e si ritrova a non portare a termine i progetti o le attività funzionali ad un progetto. Ogni giorno c’è qualcuno che perde la bussola perché non decide. Ogni giorno c’è qualcuno che lavora 18 ore togliendo spazio alle proprie passioni e ai propri cari. La cosa tragica è che non sanno nemmeno il perché si ritrovano in queste situazioni.

Frequentando ragioneria, il nostro professore di tecnica commerciale, un giorno, ci suggerì che per tenere sotto controllo le spese bisognava prima fare l’elenco di dove si spendevano i soldi, altrimenti non potevi scegliere cosa continuare a spendere e cosa smettere di acquistare.

Un esercizio banale, che può essere fatto anche con il tempo perché di ostacoli lungo la giornata che ti fanno buttare via tempo sono molteplici. Diciamola tutta, non c’è una giornata che va come vorresti perché le variabili sono la costante. Se poi a queste variabili aggiungiamo pure il killer personale del tempo ecco che le giornate diventano difficili e complicate. Ma, del killer del tempo te ne parlo fra qualche riga.

Tornando alla contabilità del tempo mi permetto di suggerire un esercizio: creare la lista di tutte le tue attività morte per i prossimi 3 giorni. Morte si intendono quelle che non sono dirette al tuo risultato, obiettivo.

Ad esempio:

  • Fumare
  • Inviare sms
  • Giretto su Facebook
  • Verifica di Linkedin
  • Telefonata all’amico
  • Aperitivo di cortesia o 3° caffè della giornata
  • Giro Siti on line

Fatta la lista delle attività morte, alla fine della giornata bisogna assegnare 3 minuti come tempo medio impiegato per ogni singola attività morta. Poi moltiplicare per 2 perché va considerato anche il tempo che impieghi a ritornare concentrato nell’attività principale e che era in direzione del tuo risultato da raggiungere.

Se prendo in considerazione l’esempio che ti ho appena fatto, ho elencato ben 7 attività e, ammettiamo che le faccio solo una volta al giorno. Ho perso 42 minuti al giorno, che a fine settimana fanno 3,5 ore, che in un mese fanno 14 ore, che in un anno fanno 168 ore. Se sei un manager ipotizzo che vali almeno 50 euro all’ora ma sia tu che io sappiamo che ne vali almeno 100 all’ora. Ora lascio a te fare i calcoli dei tuoi guadagni buttati nel cestino.

Nelle prossime 10 righe, scoprirai quale è il KILLER che si aggira spontaneo fra i professionisti della classe dirigente: la procrastinazione. Scoprirai che per vincerlo dovrai rimandare ancora di più di quello che stai facendo!

La procrastinazione è rimandare a domani ciò che potresti fare oggi.

Intanto devi sapere che è una cattiva abitudine in cui ci si identificano almeno il 50% dei manager. Alcuni di loro sono dei veri e propri serial killer della rimandite acuta. Persone che hanno rimandato tutto a domani e poi a dopo domani e si trovano spesso all’ultimo momento a fare le cose in ritardo.

Oggi, è arrivato il momento di imparare come diventare più capace a fare subito e come evitare i tre errori che il 99% delle persone in azienda fa senza saperlo.

Cosa porta le persone a procrastinare?

Quali sono le cause della rimandite cronica?

Quali sono i perché di questa cattiva abitudine ?

 

 

Avere la risposta vuol dire guardarla in faccia, conoscerla ed evitarla. Perché la procrastinazione può essere un vero e proprio problema: ore e ore, giorni e giorni, a volte mesi buttati nel cestino e a non concludere niente. Per non parlare delle conseguenze che prendono il nome di stress e frustrazione.

Conoscere le 4 principali cause della procrastinazione per smettere di rimandare i tuoi impegni:

  1. Lavori Troppo per avere di meno

La procrastinazione potrebbe essere il sintomo che stai lavorando troppo e male. Se continui a lavorare 15 ore al giorno, fino a tarda sera o durante i weekend, che ti piaccia o meno il tuo cervello si prenderà delle pause.

 E se va in ferie la tua testolina si crea che più lavori e più il lavoro si accumula. È in questi momenti di intenso lavoro che ci troviamo a vagare tra Facebook, Youtube ed il nostro sito di news preferite.

  1. Lo fai tanto per dovere poco per piacere

Se il tuo lavoro lo devi fare perché hai un mutuo, hai una moglie, hai dei figli, hai le rate della macchina, hai le spese…

Beh, mi dispiace non c’è strategia che funzioni continuerai a procrastinare i tuoi impegni sempre e comunque.

Semmai è arrivato il momento di ripensare a cosa vuoi fare da grande alla ricerca delle tue passioni, di ciò che ti emoziona, di ciò che faresti anche senza uno stipendio.

 Ma, in questo caso voglio porre alla tua attenzione una cosa che mi è capitata con alcuni liberi professionisti!

È troppo facile abbandonare un obiettivo al primo ostacolo, credendo che non sia la strada giusta per te. Prima di convincerti del fatto che il lavoro che stai facendo non fa per te, chiediti se hai perso interesse per il risultato finale o se a farti procrastinare è soltanto un ostacolo passeggero. Un progetto noioso, un cliente complicato, un’azienda complicata. l’uno non vuol dire il tutto.

  1. Non ami l’abitudine

 Questa è l’ironia della sorte del procrastinatore. Anche se il nostro lavoro ci piace, La procrastinazione è una cattiva abitudine dove troviamo rifugio dalle abitudini noiose. Non tutte le attività sono piacevoli. Spesso ci capita di dover completare attività che crediamo inutili, superflue e frutto di una burocrazia esasperata. Una tendenza bizantina tutta italiana.

Anche il lavoro più bello del mondo avrà qualcuna di queste attività pallose; sono come le zanzare: inevitabili d’estate, fastidiose ma necessarie per l’ecosistema. 

  1. La paura fa 90

 Paura e procrastinazione vanno spesso a braccetto. La procrastinazione dettata dalla paura è ciò che di peggiore può capitarti e la cosa ancora peggiore è la negazione della stessa da parte del manager di turno.

Far finta di niente giustificando, cercando alibi e scusando il tutto. Ma, non tutti procrastiniamo per gli stessi motivi, siamo mica tutti uguali?

In ogni caso la procrastinazione è un meccanismo di difesa.

Quando accade è perché c’è qualcosa che il professionista vede come un pericolo. La rimandite serve a proteggerlo da questo pericolo. Proprio come i cani che vanno a nascondersi quando c’è il temporale o all’ultimo dell’anno per i petardi.

Da cosa ci proteggiamo?

La procrastinazione è un comportamento che serve a gestire la preoccupazione che proviamo ogni qualvolta dobbiamo iniziare un nuovo compito o prendere una decisione.

Pensandoci bene ma, chi ce lo fa fare di affrontare il problema quando puoi alleggerire il momento su Facebook?

In realtà la procrastinazione ha una funzione evolutiva e se ben gestita può essere utile al a chiunque. Tantissimi anni fa nella terra coesistevano 3 principali specie umane: l’Homo Sapiens (quella a cui apparteniamo), l’Homo Erectus e l’Homo Neanderthalensis.

Di sicuro le avrai lette nei libri di storia quando alle elementari ti insegnavano anche i dinosauri. Visto che discendiamo da lì saprai anche che nel giro di qualche decina di migliaia di anni sopravvisse solo l’Homo Sapiens. A differenza dei suoi fratelli, l’Homo Sapiens era infatti capace di immaginare le possibili azioni future e quali di queste gli avrebbero dato le maggiori probabilità di sopravvivenza. Era un ottimo project manager.

Essendo la pianificazione un’abilità sviluppatasi prima del linguaggio, la procrastinazione era quel meccanismo che comunicava che il piano era sbagliato oppure che non c’era affatto un piano!

Quindi la procrastinazione è un meccanismo di difesa ed è un sistema per dirci che il nostro piano è sbagliato o che non abbiamo un piano.

Smettere di procrastinare vuol dire portare a termine prima e meglio i tuoi progetti e non essere schiavo del tuo lavoro. Per fare questo bisogna avere un piano; ma se si continua a rimandare anche con un piano, allora non bisogna fare niente, bisogna stare fermi!

LA STRATEGIA DELLO “STARE FERMO”

MA, lascia che ti spieghi LA STRATEGIA DEL NIENTE, perché non vorrei che tu passassi alla conclusione più ovvia di finire in spiaggia sotto il sole. Il vero procrastinatore si inventa qualsiasi attività pur di non affrontare una decisione o iniziare un’attività che considera spiacevole. Di fatto sta evitando.

Ma, a questo punto in azione la strategia dello stare fermo e fare niente. Quando sopraggiunge la tentazione di fare un’altra attività da quella che è in programma e che è meglio completare la DECISIONE è di non fare NIENTE.  In poche parole:

  • O svolgi l’attività che devi completare
  • O non fai assolutamente nulla: niente Facebook, niente TV, niente panino col salame, insomma niente. Fermarsi immobili sulla sedia, bloccati

Usare il proprio tempo non vuol dire fare il più possibile ma, nel fare le cose che servono per raggiungere il nostro obiettivo.

Non si tratta di imparare a fare di più in meno tempo, ma piuttosto di fare in modo diverso per ottenere di più. La cosa giusta, al momento giusto, nel modo giusto perché la cosa giusta, fatta al momento sbagliato, diventa sbagliata. Scegliere per non subire le scelte degli altri. Se ogni cosa è importante, si perde di vista il poco che davvero conta.

Più di ogni altra capacità, gestire il tempo determina il tuo successo LINK

Grazie e Buona Giornata

Loris Comisso

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